Matrimoni forzati, 24 i casi registrati dall'entrata in vigore del Codice rosso

Grafico a torta sulle fasce di età delle vittime del reato di costrizione al matrimonio
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Direzione centrale Polizia criminale
22 Giugno 2021
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Ultimo aggiornamento
Lunedì 28 Giugno 2021, ore 13:30
Pubblicato il primo Report sul fenomeno elaborato dalla direzione centrale della Polizia criminale

La direzione centrale della Polizia Criminale del dipartimento della Pubblica Sicurezza ha pubblicato il primo Report sulla costrizione o induzione al matrimonio in Italia dopo l’entrata in vigore della legge n. 69/2019, il Codice rosso, che ha introdotto uno specifico reato con lo scopo di contrastare, in particolare, il fenomeno ormai di dimensioni globali dei matrimoni precoci e delle "spose bambine".

Il nuovo reato prevede pene aggravate nel caso di minore età delle vittime, nell'ambito di un sistema di norme penali a tutela delle persone colpite da violenza di genere e domestica.

Secondo i dati del servizio di Analisi Criminale - che riguardano l’arco temporale compreso tra l'entrata in vigore del Codice rosso (il 9 agosto 2019)  e il  31 maggio 2021 - si sono verificati 24 reati,  l'85% dei quali commessi   in danno di persone di genere femminile.

In un terzo di tali casi le vittime sono  minorenni (9% infraquattordicenni e 27% tra i 14 e i 17 anni).  Il 59% delle vittime sono straniere, in maggioranza pakistane, seguite dalle albanesi. Nel 73% dei casi gli autori del reato sono stati uomini anche in questo caso di nazionalità prevalentemente pakistana, seguita da quelle albanese, bengalese, bosniaca. Nel 40% dei casi i responsabili erano di età compresa tra 35 e 44 anni.

Il Report aiuta ad analizzare il fenomeno - che ha radici storiche, culturali e talvolta religiose - e, individuando radici e contesti di riferimento, ha l’obiettivo di migliorare le strategie di contrasto.

I dati, inevitabilmente, fotografano una situazione sottodimensionata rispetto a quella reale: l’emersione di questo reato, infatti, non è facile perché spesso si consuma tra le mura domestiche e le vittime sono quasi sempre ragazze giovani, costrette ad abbandonare la scuola, talvolta obbligate a rimanere chiuse in casa nell’impossibilità di denunciare, anche per paura di ritorsioni.