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Testimonianze di coraggio: Libero Grassi, la dignità di non piegare la testa
La mattina del 29 agosto 1991, mentre si stava recando verso la sua auto per andare in fabbrica senza la scorta personale, che aveva rifiutato, Libero Grassi viene ucciso con quattro colpi di pistola, a Palermo.
Grassi era un imprenditore di quelli che non ci stanno a piegare la testa, di quelli per cui "impresa" significa innanzitutto "dignità". Era una persona abituata a dire quello che pensava pubblicamente: «Io non sono pazzo, non mi piace pagare, è una rinunzia alla mia di dignità di imprenditore» aveva dichiarato apertamente e lealmente.
L’ eliminazione di un uomo retto e dai modi garbati rappresentò un punto di svolta nella strategia di Cosa Nostra. Libero Grassi non era né un magistrato, né un poliziotto, né un giornalista. Non era uno che combatteva la mafia per mestiere. Era «semplicemente» un imprenditore testardo che rivendicava il diritto di non pagare tasse aggiuntive rispetto a quelle che già versava all’erario per il semplice fatto di avere un’azienda in Sicilia. Fu ucciso, però, come tutti coloro che si opposero alla mafia ma il seme della ribellione era ormai stato piantato. Una grande folla prese parte al suo funerale, dove intervenne il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
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— Il Viminale (@Viminale) 29 agosto 2018
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Libero Grassi: «Impresa significa dignità» | 292.54 KB |