Testimonianze di coraggio: il sacrificio del procuratore di Palermo Costa, del vicequestore Cassarà e dell'agente Antiochia

Il procuratore Costa, il commissario Cassarà e l'agente Antiochia
2 Agosto 2017
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Ultimo aggiornamento
Giovedì 6 Agosto 2020, ore 11:52
Cadono a Palermo per mano di Cosa Nostra a cinque anni di distanza, il 6 agosto del 1980 e del 1985

Il 6 agosto 1980 cade a Palermo, vittima eccellente della mafia, il procuratore capo di Palermo Gaetano Costa mentre si trovava da solo e senza scorta davanti a una bancarella di libri nella centralissima via Cavour, vicino alla sua abitazione. Pur essendo l'unico magistrato a Palermo al quale, in quel momento, erano state assegnate un'auto blindata ed una scorta, non ne usufruiva ritenendo che la sua protezione avrebbe messo in pericolo altri e che lui era uno di quelli che «aveva il dovere di avere coraggio».

Cinque anni più tardi, il 6 agosto 1985, mentre faceva rientro nella propria abitazione per il pranzo, il commissario di Polizia e vicequestore di Palermo Antonino Ninni Cassarà viene assassinato in un attentato mafioso che lo coinvolge insieme alla sua scorta, in una Alfetta blindata, composta da tre uomini agenti di Polizia: Roberto Antiochia, Natale Mondo, Giovanni Salvatore Lercara. Tra questi rimane ucciso il ventitreenne Roberto Antiochia che al momento dell’esplosione dei colpi provò a fare da scudo al vicequestore.

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