Torino ricorda Dalla Chiesa: cerimonia con il prefetto nel comando provinciale dei Carabinieri

Il prefetto Ruberto, in piedi al leggio, durante il suo intervento al comando provinciale dell'Arma di Torino
Foto di
Prefettura di Torino
6 Settembre 2022
Temi
1 minuto, 45 secondi di lettura
Ultimo aggiornamento
Martedì 6 Settembre 2022, ore 16:28
Deposta una corona ai piedi della lapide nella caserma "Micca", dove il generale prestò servizio dal '73 al '77

«Con la morte di Dalla Chiesa è soprattutto cominciata la riscossa dello Stato e la mafia ha firmato la sua condanna».

Parole pronunciate questa mattina a Torino dal prefetto Raffaele Ruberto nel comando provinciale dei Carabinieri, durante la cerimonia commemorativa organizzata dal comandante della Legione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta, generale Di Stasio, e dal comandante provinciale, generale Lunardo, in occasione del 40esimo anniversario della morte dell'allora prefetto di Palermo, ucciso per mano della mafia il 3 settembre 1982 nel capoluogo siciliano insieme con la moglie Emanuela Setti Carraro e con l'agente della Polizia di Stato Domenico Russo.

«È vero che egli non aveva chiesto poteri speciali, ma è vero anche che con lui inizia la funzione di coordinamento dei prefetti dei capoluoghi di regione in materia di contrasto alla criminalità organizzata», ha aggiunto il prefetto Ruberto evidenziando la portata del lascito di Dalla Chiesa.

La sua eredità simbolica è stata posta al centro del ricordo anche dal comandante Di Stasio nel suo ringraziamento al generale assassinato «per aver fatto in modo che la mafia uscisse da quel cono d’ombra di chi ritiene che non esiste». «Il nostro lavoro», ha aggiunto il generale, «si può fare solo con quella fede che Dalla Chiesa ha dimostrato nell'Arma e nel difendere la legalità».

Alla cerimonia hanno partecipato anche il presidente della corte d’appello Barelli Innocenti, il procuratore generale Saluzzo, il questore di Torino Ciarambino, il presidente di Libera don Luigi Ciotti, oltre ad autorità militari, civili e religiose.

Il generale Di Stasio, in piedi al leggio, durante il suo intervento