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Grazie a chi si impegna con spirito di umanità e di servizio in favore dei rifugiati
«Nel 1951 le Nazioni Unite hanno approvato la convenzione sui profughi. A partire da quella data, ogni anno, il 20 di giugno, la nostra attenzione, il nostro ricordo vanno agli impegni che abbiamo assunto come Comunità Internazionale, come singoli Stati e come persone nei confronti di chi, come recita la stessa convenzione:
“temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese, di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese”.
Nel dar riconoscimento a quel timore, a quella ragionevole paura, c’è non solo la nostra promessa di fare tutto ciò è in nostro potere perché sempre meno nel mondo si debba, per qualsivoglia ragione, avere motivo di fuggire dalle proprie radici ma anche l’affermazione di un dovere di protezione verso gli esseri umani che a quelle persecuzioni tentano di sottrarsi.
Oggi rammentiamo quell’impegno: a noi stessi, a tutte le persone che di quell’impegno hanno spesso fatto ragione di vita, a coloro ai quali il nostro impegno è destinato.
Questa giornata fornisce l’occasione per esprimere a nome mio e del Governo un caloroso, sincero ringraziamento a chi, ciascuno nel proprio ambito, ha dato all’Italia la forza e l’autorevolezza per far fronte a quella responsabilità che mette insieme spirito di umanità e servizio, e che in un solo anno ha consentito di offrire riparo a più di 170 mila persone. Ha accompagnato in un percorso di accoglienza più di 70 mila persone e altre si propone di accoglierne durante l’anno in corso. Un impegno difficile e complesso, ma necessario per gli altri e per la riaffermazione della nostra identità, quale il vostro apporto e la vostra abnegazione è stata per lo Stato Italiano motivo di soddisfazione, di orgoglio e d’esempio».