Intervento del ministro Lamorgese alla conferenza nazionale «Il ruolo dell'Università nel contrasto alla violenza di genere»

10 Maggio 2021
Tema

Fonte: Canale Youtube SenatoItaliano

10 Maggio 2021

Ho accolto con piacere il cortese invito a partecipare a questa Conferenza che coinvolge le Istituzioni in quella che è e deve essere una battaglia da combattere sul piano culturale e su quello sociale, oltre che sul versante normativo e dell’azione dei pubblici poteri.

Nonostante i successi raggiunti, la strada è ancora ardua e irta di ostacoli.

Sono trascorsi undici anni dalla Convenzione di Istanbul, nata con l’obiettivo di rendere intollerabile la violenza di genere, ma rimane ancora attuale il dibattito sulla condizione e i diritti delle donne e lungo è il cammino per assicurare quei princìpi di eguaglianza e giustizia ai quali la parità di genere in una società civile deve corrispondere.

Il punto di partenza deve essere la riaffermazione della cultura del rispetto e della parità di genere, perchè solo un vero cambiamento in questa direzione ci potrà condurre ad un ordine valoriale equilibrato, degno di un Paese civile.

Ritengo che tale percorso richieda, in primo luogo, il coinvolgimento di ogni settore della vita pubblica e privata e di tutti gli attori sociali, dalle Istituzioni, alla scuola, alla famiglia, per eliminare quella asimmetria di status che talvolta contraddistingue il rapporto distorto tra uomini e donne e che fomenta la disparità di genere.

Grande è ancora lo spazio da colmare per estirpare alla radice le motivazioni che portano alla violenza nei confronti delle donne, per mutare in profondità gli atteggiamenti, i ruoli e gli stereotipi che tendono ad ammettere una violenza che è inaccettabile.

Occorre sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica sulle diverse forme di violenza e sul loro impatto traumatico, promuovere programmi pedagogici sul tema dell’uguaglianza di genere.

Negli anni è stato fatto molto, dal punto di vista normativo, per rafforzare la tutela dell’immagine e dei diritti della donna: siamo passati dall’eliminazione di leggi palesemente discriminatorie, all’abolizione di delitti giustificati da codici d’onore o dalla morale, all’introduzione di nuove fattispecie di reato.

Ad una crescita di pensiero è corrisposto anche un nuovo approccio che ha orientato le strategie di intervento sulla formazione multidisciplinare degli operatori, sulla collaborazione con altre istituzioni ed enti esterni, su campagne di informazione e sensibilizzazione dedicate alle donne.  

Sul versante della prevenzione del fenomeno, negli anni abbiamo sperimentato strumenti operativi finalizzati a far emergere situazioni di violenza per prevenirne l’escalation, anche grazie ad un corretto approccio degli operatori verso la vittima.

Mi riferisco in particolare all’uso di applicazioni dedicate ai casi di violenza domestica, (App. You Pol, e App. Scudo, tra le altre) che si sono rese ancora più necessarie in conseguenza dell’emergenza sanitaria che ha ridefinito le regole di comportamento sociale e relazionali, connesse alle diverse modalità di lavoro e alla condivisione più assidua degli spazi abitativi.

L’App Scudo, in particolare, attivata nel marzo di quest’anno, consente alle Forze di polizia di avere a disposizione tutte le informazioni utili (presenza di minori, armi, o casi di violenza perpetrati) sui precedenti interventi effettuati presso il medesimo indirizzo e di calibrare nel modo migliore l’intervento operativo.

Un’efficace attività di prevenzione e contrasto non può che partire dalla denuncia delle vittime, che deve essere favorita attraverso messaggi di sostegno e speranza.

Riguardo a questo aspetto, per portare alla luce il cosiddetto numero «oscuro», ossia quei delitti mai denunciati, soprattutto per retaggi culturali e difficoltà di ordine economico-sociale, ritengo che sia necessario continuare a promuovere percorsi di formazione socio-culturale per gli operatori del settore, nonché creare condizioni favorevoli per far emergere le situazioni di violenza e disagio.

In questo senso, molte Questure e molti Comandi di Carabinieri si sono dotati da tempo di spazi destinati a ospitare le fasce deboli, in particolare minori e donne che hanno subito violenze o abusi. 

"Una stanza tutta per sé" è una sala per le audizioni protette, per aiutare la donna all’incontro con gli investigatori, evitando il più possibile riflessi traumatici. 

Uno spazio protetto, attrezzato e confortevole, dove le vittime possono essere ascoltate con la dovuta tranquillità da personale specializzato. 

Su questo tema abbiamo siglato con l’Associazione Soroptmist international anche un protocollo d’intesa per promuovere l’ulteriore diffusione del progetto “Una stanza tutta per sé”.

Sempre in tema di prevenzione, la Polizia di Stato ha sviluppato una “permanente” campagna di informazione e sensibilizzazione che si è andata ad affiancare alle consuete iniziative di carattere educativo svolte regolarmente nelle scuole.

Mi riferisco alla campagna "Questo non è amore" che ha lo scopo di favorire l’emersione delle situazioni di violenza, grazie ad un approccio attento e proattivo verso il cittadino, offrendo alle vittime il contatto con personale specializzato, consci di quanto sia importante, in caso di violenza domestica e assistita, rompere l’isolamento e trovare il coraggio di parlare con qualcuno di ciò che avviene tra le mura domestiche.

Nel solco di questa iniziativa, da ultimo, il 28 aprile scorso, abbiamo firmato un protocollo di intesa con la Federazione italiana pubblici esercizi e il gruppo donne imprenditrici di FIPE-Confcommercio finalizzato a promuovere formazione, informazione e sensibilizzazione sul tema della violenza basata sul genere e diffondere la conoscenza degli strumenti di tutela delle vittime.

Sotto l’aspetto repressivo, non vi è dubbio che un grande passo in avanti è stato fatto con il Codice rosso che, da una parte, ha ampliato il sistema di tutele, introducendo nuove fattispecie di reato e, dall’altra, ha inasprito le pene per alcuni delitti.

Il Codice Rosso ha infatti riconosciuto che le varie forme di violenza, oltre a limitare la libertà e la personalità della donna, comportano gravi danni alla salute fisica e psichica della stessa vittima e della sua famiglia, lasciando segni indelebili e profondi.

Dall’analisi dei delitti di nuova introduzione, quello che richiede una riflessione è l’inosservanza di quei provvedimenti che riguardano la vicinanza e i luoghi frequentati dalla persona offesa, che spesso sfocia in condotte violente nei confronti delle vittime.

Troppo spesso si verifica che lo stalker o il maltrattante già colpito da provvedimenti interdittivi, anziché cessare dalla condotta lesiva, perseveri in comportamenti delittuosi, anche maggiormente pervasivi.

Tale evidenza ci impone, accanto al costante affinamento degli strumenti di prevenzione e repressione delle condotte illecite, di intervenire sul piano del recupero del soggetto maltrattante, anche con riguardo alle cause di ordine soggettivo che possono trovare origine in aspetti psicologici, sociologici e culturali. 

In tale direzione, ritengo necessario che le misure normative già previste possano ampliarsi alla previsione di specifici percorsi di recupero, anche di tipo psicologico.

Una riflessione merita anche il cosiddetto revenge porn, il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, che fa riflettere sul bisogno di recuperare la cultura di genere investendo sui giovani che necessitano di modelli di riferimento sani. 

Diventa importante, in tal senso, che tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nella formazione e nell’educazione dei bambini e dei ragazzi siano opportunamente formati su questa specifica tematica, al fine di veicolare ai giovani un sistema valoriale che recuperi il senso del rispetto della diversità.  

Anche in tale ambito le Forze di polizia hanno promosso mirate campagne di sensibilizzazione e specifici percorsi di educazione alla legalità nelle scuole di ogni ordine e grado.

Sul versante del contrasto le iniziative poste in atto stanno dando ottimi risultati ma, allo stesso tempo, occorre tenere alta l’attenzione e non abbassare la guardia.

Gli omicidi con vittime di sesso femminile, in questi primi tre mesi del 2021, hanno subito un netto decremento (–35%) registrandosi 22 casi rispetto ai 34 dei primi tre mesi del 2020.

Un dato significativo sull’andamento del fenomeno è offerto anche dai reati spia, delitti che sono indicatori di violenza di genere, espressione dunque di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica, diretta contro una donna in quanto tale.

Rientrano in questa tipologia gli atti persecutori, i maltrattamenti contro familiari e conviventi e le violenze sessuali.

L’analisi dei primi tre mesi del 2021, confrontati con l’analogo periodo del 2020, ha rilevato, in gennaio e febbraio, una diminuzione di questi reati del 10% e un sensibile aumento nel mese di marzo.

Come accennavo, oltre alla tutela delle vittime, vi è un campo di azione che riguarda il recupero degli autori delle vittime. 

Anche in questo senso ci siamo attivati. Molte Questure hanno sottoscritto protocolli con servizi sociali e sanitari finalizzati ad accompagnare gli autori di violenza in un’opera di riconoscimento della propria responsabilità, in attuazione di strategie finalizzate al controllo degli stimoli violenti.

Desidero concludere, sottolineando ancora una volta l’esigenza di lavorare insieme, tutti insieme, perché si realizzino e diano frutti sempre migliori politiche mirate a diffondere tra i giovani princìpi fondati sul senso del rispetto e del valore delle diversità.

Questa crescita, ne sono convinta, passa necessariamente attraverso il costante impegno di tutte le Istituzioni chiamate a porre in essere, in maniera congiunta, ogni azione necessaria per prevenire e contrastare qualsiasi forma di violenza ai danni delle donne.

Il Progetto UN.I.RE. è uno straordinario esempio in questo senso; il coinvolgimento di tante eccellenze culturali del nostro sistema universitario in questo delicato tema rende ancora più efficace l’impegno di tutti e ci fa sentire una comunità che combatte una stessa battaglia.