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Intervento del sottosegretario all'Interno Nicola Molteni in occasione del 39° anniversario dell'agguato mafioso al prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa
Autorità civili, militari e religiose, gentili ospiti,
nella ricorrenza del 39° anniversario del vile agguato di via Isidoro Carini, con spirito di profonda vicinanza desidero, a nome del Ministro dell’Interno e del Governo che mi pregio di rappresentare, rendere omaggio alla memoria del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta della Polizia di Stato Domenico Russo.
La sera del 3 settembre del 1982 caddero vittime di una barbara violenza mafiosa. Le immagini dell’attentato sono ancora vivide nei nostri occhi: uno scenario di guerra ed una ferita che non si è mai rimarginata.
Il Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, Generale dell’Arma dei Carabinieri, nella sua lunga carriera è stato un servitore della Nazione, un convinto assertore della centralità del ruolo delle Istituzioni, che si è battuto per la credibilità dello Stato come valore assoluto. In Sicilia è stato un esempio luminoso della difesa della legalità in una terra da sempre martoriata da gravi fatti di sangue. Una Sicilia che amava e conosceva bene dove nel 1949 in un primo incarico combatté il banditismo e dove poi con il grado di Colonnello dal 1966 Comandò la Legione di Palermo.
Questi periodi per Dalla Chiesa furono fondamentali per comprendere la trasformazione di Cosa Nostra in una dimensione che iniziava a travalicare i confini nazionali. Una profonda conoscenza che gli permise di incidere fattivamente al suo contrasto.
E’ stato un Alto Ufficiale, un uomo carismatico dotato di capacità straordinarie. Si è distinto per l’efficienza nella lotta contro le Brigate Rosse creando il nucleo speciale antiterrorismo. Nei suoi 100 giorni da Prefetto di Palermo, ha risposto allo strapotere delle cosche lavorando per spezzare il legame tra mafia e politica.
Dalla Chiesa ha saputo coniugare l’autorevolezza, la competenza e la forza del rigore morale alle sue straordinarie capacità investigative per perseguire con determinazione la lotta alla mafia. Forte delle sue esperienze esercitate in ruoli anche molti diversi e della sua carica di umanità, ha saputo conquistare il cuore di tutti gli Italiani che hanno apprezzato il coraggio di un uomo. Un uomo dello Stato consapevole dell’inadeguatezza degli ordinari poteri prefettizi che ha fronteggiato la criminalità mafiosa accettando l’incarico di recarsi Palermo.
“Chi è isolato può essere ucciso”. Questa la denuncia di Dalla Chiesa contenuta nell’intervista rilasciata al giornalista Giorgio Bocca pubblicata sul quotidiano “La Repubblica”, poco prima del suo attentato. Una intervista che dovrebbe essere letta nelle scuole per far conoscere ai nostri ragazzi la forza ed il coraggio di un eroe.
Con l’assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa l’intero Paese ha subito una sconfitta. Per reazione fu immediatamente istituito l’Alto Commissario antimafia con poteri straordinari: strumenti di controllo verso quegli ambiti che lo stesso Dalla Chiesa aveva identificato come fulcro dell’attività delittuosa, ovvero gli appalti pubblici e le attività economiche produttive. Lui che aveva già denunciato il delicato intreccio tra mafia e politica sull’intero territorio nazionale.
Oggi dopo 39 anni, come ogni anno si rinnova un appuntamento con la memoria, non retorica ma viva. Oggi a Palermo lo Stato con tutte le sue articolazioni è al fianco dei familiari delle vittime, dei tanti cittadini onesti e delle forze sane del Paese che credono fortemente nei valori della democrazia.
Onorare la memoria del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente della Polizia di Stato Domenico Russo deve costituire un motivo di impegno corale delle forze politiche e sociali democratiche contro tutte le mafie. Solo così sarà forte e concreta la risposta al cartello che qualcuno lasciò sul luogo dell’attentato di via Isidoro Carini recante la scritta “qui è morta la speranza dei Palermitani onesti”. Perché la speranza non solo dei Palermitani onesti ma di tutti gli Italiani non deve morire, non deve spegnersi mai.
Al contrario il sentimento di impotenza che a volte ognuno di noi prova di fronte agli attacchi sferrati al Paese, deve trasformarsi nella certezza di vederci tutti uniti contro la mafia, al fianco della magistratura, delle Forze di Polizia, delle Forze dell’Ordine e di tutti i cittadini di quei territori dove è più forte la presenza della criminalità organizzata.
Solo così le morti di tutti i servitori dello Stato trucidati perché difensori della legalità non saranno state vane.
Una eredità importante di cui tutti dovremmo fare tesoro. E in questa sfida saranno preziosi gli insegnamenti dell’uomo e del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa.