Breadcrumbs
«Siate responsabili. Sono i giorni cruciali»
Appello agli italiani della ministra Lamorgese: «Restate in casa, solo così possiamo fermare il virus». Pronta un'altra stretta
Ieri record di morti: 475, mai successo neppure in Cina. Crescono i guariti. Sos Lombardia. Nuova missione per 7 mila soldati
di Tommaso Ciriaco e Alessandra Ziniti
Un giorno, al massimo due. E poi il governo deciderà se intervenire ancora, con un'ulteriore stretta, sulle misure di distanziamento sociale per fermarè la crescita dei contagi. Palazzo Chigi si aggrappa alle timide parole di fiducia del comitato tecnico-scientiflco dopo la leggera frenata dei contagi di ieri ma c'è ancora troppa gente per strada, come testimoniano gli 8.300 cittadini multati ancora ieri, e se ci sarà bisogno di nuove limitazioni - come chiedono molti amministratori delle regioni più colpite - il governo è pronto a vararle.
«Sono giorni cruciali per contenere la diffusione dell'epidemia: tanti gli sforzi messi in campo ma ora, ancora di più, ognuno di noi, nessuno escluso, deve impegnarsi perché questa emergenza sanitaria possa essere superata», dice a Repubblica la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese che lancia un appello: «Che ognuno di noi diventi controllore di sé stesso. Anche al fine di evitare eventuali ulteriori restrizioni. Questo significa che ognuno di noi deve saper utilizzare consapevolmente quegli spazf di movimento che ora sono consentiti, evitando però stili di vita superficiali e disinvolti che mettono a rischio anche la salute dei propri cari e quelli dell'intera cittadinanza. Dalle nostre scelte individuali dipende il bene di tutti».
Sul tavolo c'è innanzitutto se non la totale abolizione del permesso di attività motorie all'aperto (a cui non si vorrebbe giungere per non esasperare la cittadinanza), certamente una forte limitazione a corsette al parco e a passeggiate. Che non lasci troppo spazio a libere interpretazioni. Ma anche probabilmente la chiusura, o la limitazione alla sola mattinata, dei supermercati la domenica. Andare a fare la spesa nel weekend rischia di trasformarsi in un appuntamento per troppa gente e c'è anche la necessità di garantire il dovuto riposo ai lavoratori del settore particolarmente esposti. Sono queste le due principali misure che il governo potrebbe decidere di adottare con un nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri, certamente prima del 25 marzo, scadenza al momento fissata per la chiusura dei negozi e delle attività produttive. Di certo non sarà ancora il tempo di varare un alleggerimento delle misure.
La ministra dell'Interno rinnova dunque il suo appello: «Voglio richiamare il senso di responsabilità di tutti i cittadini. Restate in casa, uscite soltanto se c'è una stretta necessità di farlo». Ma ribadisce anche che i controlli saranno rigorosi. «Tra 1'11 e 1117 marzo - dice Luciana Lamorgese - le forze di polizia hanno controllato più di un milione di persone e quasi 50.000 sono state le denunce per la mancata osservanza delle disposizioni sugli spostamenti varate dal governo. Le forze di polizia e i militari, che voglio ringraziare per la complessa attività svolta, hanno in primo luogo il compito di informare e aiutare i cittadini nei momenti di smarrimento e difficoltà. Ma anche di eseguire controlli rigorosi. Con il crescente numero di contagi e con la drammatica esposizione al virus soprattutto del personale sanitario, il Paese gioca una partita che deve essere vinta a tutti i costi».
Sull'utilizzo dell'esercito per dar manforte a polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia municipale per rendere strettissime le maglie dei controlli, invocato ieri dal governatore del Piemonte Cirio, il governo frena. Nessuna tarizzazione delle strade. Viminale e Difesa hanno deciso di procedere così: valuteranno le singole richieste che dovessero arrivare dai comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica e, dove il caso (come già successo a Trieste per i controlli sugli ingressi della rotta balcanica) verrà dislocato un contingente di soldati dell'operazione Strade sicure. Dall'analisi dei dati sul milione e oltre di controlli potrebbero venir fuori piccole ulteriori limitazioni: dalla chiusura dei bar e dei punti di ristoro degli impianti di carburante all'interno delle città allo stop alla vendita di Gratta e vinci e altre lotterie dai tabaccai.
C'è poi un altro nodo spinoso sul quale il ministero dell'Interno non intende lasciarsi cogliere impreparato, ed è quello dei centri di accoglienza per migranti nei quali sono ospitate 86.000 persone di difficile gestione in questo momento di emergenza. Anche perché, dopo lo smantellamento con i decreti sicurezza del sistema di ospitalità diffuso, la maggior parte dei centri è di grandi numeri (anche 100-200 persone) ed è pressoché impossibile garantire misure di distanziamento sociale. Il personale dei centri, per altro, lamenta la totale assenza di protocolli e di kit sanitari. Proprio per evitare che eventuali contagi possano rendere queste strutture bombe epidemiologiche, il Viminale sta studiando un piano di alleggerimento dei centri individuando, con i prefetti, altre strutture dai piccoli numeri in cui poter trasferire parte dei migranti.