Intervento del Ministro dell'Interno Piantedosi alla tavola rotonda “I dirigenti pubblici e i nodi del cambiamento: la professionalità del manager pubblico al servizio dei cittadini”, presso la Sede didattico residenziale "Carlo Mosca"

23 Settembre 2024
Tema

Gentile Presidente della SNA,
illustri relatori,
cari giovani dirigenti,
è davvero con piacere che accogliamo qui, nella se-de del Ministero dell’Interno storicamente dedicata alla formazione, voi allievi del 9° Corso concorso SNA da poco avviato, insieme ai Consiglieri di Prefettura che a giorni concluderanno il periodo di formazione iniziato esattamente un anno fa.
Durante i rispettivi percorsi di ingresso nella dirigenza pubblica, accanto ad un rigoroso approfondimento didattico-teorico delle funzioni che sarete chiamati a svolgere, si affianca una fase di tirocinio operativo presso gli Uffici delle Amministrazioni cui siete destinati.
 So, perché ne ho avuto riscontro diretto, che per voi Consiglieri di Prefettura sono stati mesi intensi ed estremamente formativi, durante i quali avete profuso grande impegno e massima dedizione.
E sono certo che lo stesso varrà anche per gli allievi del Corso concorso SNA che da poco hanno inizia-to il loro percorso e, a breve, si cimenteranno con le responsabilità e il lavoro negli uffici.
Si tratta, certo, di esperienze che non possono es-sere considerate pienamente esaustive della miriade di situazioni che vi troverete ad affrontare. Ogni giorno sarete chiamati a confrontarvi con circostanze ine-dite e sfidanti.
L’obiettivo di questo primo approccio alla complessa macchina amministrativa statale è proprio quello di acquisire quell’habitus mentale e quella capacità di problem solving necessari a fare fronte alle problematiche che ci troviamo quotidianamente a fronteggiare, cogliendone gli aspetti qualificanti ed elaborando le possibili soluzioni.
Ecco il senso di una moderna formazione della dirigenza pubblica: accanto al necessario affinamento teorico in aula, siete chiamati a mettervi in gioco, ad affiancare i colleghi dirigenti nell’esercizio delle rispettive funzioni, mettendo in campo tutto quel bagaglio indispensabile di soft skills che rappresentano il cuore di questo lavoro così affascinante.
È così che si coglie quanto sia fondamentale e necessario sapere “fare rete”.
Quella del dirigente pubblico non è una professione solitaria, autoreferenziale; è un impegno in cui le relazioni interpersonali e il bagaglio di buoni rapporti umani possono fare la differenza. 
Perché, la cura del bene pubblico non si realizza “a compartimenti stagni” senza un confronto reciproco e senza una comparazione tra i vari interessi e aspetti che vengono in rilievo. 
In particolare, il bilanciamento tra i vari interessi pubblici e privati coinvolti è il compito prima-rio dei dirigenti e sono diverse le forme attraverso cui ciò può avvenire, in particolare quella del confronto, che permette una visione sistematica e scelte vera-mente ponderate in relazione alle sfide che la realtà di ogni giorno ci pone davanti.
Sfide che diventano sempre più complesse e che attengono a funzioni a volte del tutto nuove: penso, ad esempio, allo sforzo complessivo che il Sistema Paese sta profondendo per l’attuazione delle progettualità previste dal PNRR e al fondamentale ruolo che sarete chiamati a garantire anche in questo campo.
La presenza qui, insieme, di giovani dirigenti che sa-ranno destinati alle più diverse articolazioni centrali e territoriali vuole essere il segno di una Pubblica Amministrazione chiamata ad operare in modo sinergico e coeso al servizio del cittadino e per lo sviluppo del tessuto economico e sociale. 
Innovare per continuare ad adempiere al proprio ruolo istituzionale, cambiare per restare al passo con i tempi!
Sono questi i principi guida di una Pubblica Amministrazione che possa esercitare a pieno le proprie funzioni ed essere sempre più forte ed efficiente.    
È per tale ragione che anche l’Amministrazione dell’Interno sta mettendo in atto una importante opera di riorganizzazione tesa al rafforzamento delle Prefetture, oggi più che mai fortemente sollecitate dalle innumerevoli istanze che provengono dai territori e chiamate a far fronte a sempre nuove sfide.
È un ambizioso processo di razionalizzazione che consentirà alla nostra Amministrazione di consolidare il suo ruolo di insostituibile punto di riferimento sui territori. 
È un processo in atto in tutte le Pubbliche Amministrazioni, che potrà costituire uno straordinario vola-no per lo sviluppo e la tenuta del tessuto economico e sociale del Paese.
Legalità, efficienza, tempestività nei rapporti tra pubblico e privato e orientamento al risultato sono le parole d’ordine che ogni dirigente pubblico deve fare sue nel corso del proprio lavoro quotidiano.
E questo vale per il Ministero dell’Interno, così co-me per l’intera pubblica amministrazione italiana.
Le sfide dell’innovazione devono anzitutto passare attraverso una lungimirante politica di gestione del personale, a partire da quello dirigenziale, e da un’indispensabile opera di ricambio generazionale.
L’azione di rinnovamento intrapresa, infatti, non può prescindere dal contributo delle nuove leve di dirigenti pubblici. 
Il fatto che molti di voi siano giunti ad accedere a tali posizioni dopo altre esperienze professionali rappresenta un innegabile valore aggiunto per le nostre organizzazioni: proprio dalla contaminazione di esperienze e di saperi discendono quelle energie che vi rendono i principali attori di quel cambiamento di cui la Pubblica Amministrazione ha fortemente bisogno.
Maggiore attenzione nell’utilizzo delle risorse pubbliche, efficienza nei rapporti con i priva-ti, adozione di nuovi modelli organizzativi, nuove modalità di interfaccia con l’utenza e, infine, digitalizzazione, sono le maggiori sfide con cui anche gli apparati pubblici devono fare i conti.
Tra tutte, la digitalizzazione – con i suoi sviluppi, tra cui, in primo luogo, l’intelligenza artificiale – rappresenta la sfida destinata ad avere un impatto rivoluzionario, è la sfida delle sfide.
Il dibattito di questa giornata – dedicato alle opportunità dell’innovazione al servizio dei cittadini – vuole sottolineare che un’Amministrazione in grado di sostenere le sfide del futuro non può non confrontarsi con i temi della transizione digitale. 
Anticipo subito un mio fermo convincimento: si tratta di strumenti formidabili e che potranno dare – come peraltro già sta accadendo – un notevole supporto all’azione amministrativa. Ma non potranno mai sostituire il ruolo dei dirigenti e degli organi pubblici.
La digitalizzazione non è (non deve essere) concepita come strumento di sola accelerazione e maggiore efficienza ed economicità nella sfera pubblica, quale processo tecnologico da introdurre a fini produttivi, ma soprattutto come strumento di supporto alla coesione sociale e di accrescimento del benessere. 
La Pubblica Amministrazione, in quanto Istituzione pubblica dell’ordinamento giuridico, deve seguire il principio di effettività ed avere la capacità di leggere e cogliere l’essenza della realtà, agendo in coerenza. Ecco perché non può sottrarsi alla digitalizzazione, anzi ne deve essere promotrice e guida.
La complessità dell’argomento richiede peraltro un approccio condiviso attraverso la definizione di un quadro regolatorio comune europeo e internazionale e la creazione di un meccanismo di governance globale.
La “Dichiarazione europea sui diritti e principi digi-tali per il decennio digitale” del 23 gennaio 2023 muove proprio dall’assunto che “La trasformazione digitale interessa ogni aspetto della vita delle persone”, ponendo quindi l’individuo al centro e non ai margini di questo processo. 
È questo il percorso intrapreso anche dal Governo italiano, che riserva al tema massima attenzione e sensibilità. Non a caso, proprio gli sviluppi della digitalizzazione, i rischi e le opportunità dell’intelligenza artificiale hanno rappresentato una delle priorità della presidenza italiana del G7, il cui obiettivo – come dichiarato dal Presidente del Consiglio dei Ministri – è «garantire che questa nuova tecnologia rimanga in ogni caso controllata dall’uomo, mantenga l’uomo come suo ultimo fine».
Mi piace, in proposito, ricordare le parole del Santo Padre proprio in occasione dell’incontro del G7, in cui ha affermato che «nessuna innovazione è neutrale […] e che la tecnologia […], nel suo impatto con la società, rappresenta sempre una forma di ordine nelle re-lazioni e una disposizione di potere, che abilita qualcuno a compiere azioni e impedisce ad altri di compierne altre». Anche i sistemi digitali, per essere volti «alla costruzione di un domani migliore, debbono essere sempre ordinati al bene di ogni essere umano […] e tener conto dei valori in gioco nonché dei doveri che da questi valori derivano».
L’alto messaggio ci ricorda come non sia l’innovazione tecnologica in sé a comportare pericoli, bensì l’uso che di quest’ultima se ne fa.
Ciò implica una Pubblica Amministrazione in grado di coordinare e guidare la transizione digitale, per far sì che essa sia effettivamente rivolta a favorire il benessere dei cittadini e lo sviluppo. 
Di fronte al sempre più massivo utilizzo delle tecnologie digitali nello svolgimento delle funzioni amministrative, il coordinamento tra interessi pubblici e privati rappresenta il metodo irrinunciabile perché il manager pubblico possa assumere decisioni e provvedimenti “giusti”, che permettano cioè di realizzare la coesione economica, sociale e territoriale attraverso il raggiungimento di un equilibrio tra le varie esigenze che vengono a confrontarsi.
In questo senso, ritengo ineludibile che il potere discrezionale della P.A., e dunque la formazione della volontà decisoria, non sia soppiantato da pro-cessi di tipo digitale che possono rappresentare, invece, un valido supporto nella istruttoria dei dati.
E dunque, il potere discrezionale, nel suo esercizio, dovrà sempre essere accompagnato dalla esplicitazione della conformità della decisione provvedimentale alle regole normative ed ai principi. 
La professionalità del dirigente pubblico consiste proprio nella capacità di acquisire tutti i dati, di portarli a ponderazione in maniera sistematica e di adottare - o di proporre all’organo competente - la soluzione che meglio realizza il bilanciamento tra i vari interessi pubblici e privati compresenti nella fattispecie sulla quale decidere.
Per essere all’altezza del ruolo a cui, voi tutti, Dirigenti pubblici, sarete chiamati, occorrono, pertanto, non solo una elevata professionalità e una solida preparazione, ma anche un forte ancoraggio etico ed un elevato spirito di servizio.
Desidero concludere queste mie riflessioni, con un ringraziamento speciale.
Grazie per la scelta di vita che avete deciso di fare, grazie per aver fatto prevalere in voi il desiderio di mettervi al servizio della cosa pubblica, grazie per aver deciso di investire nelle Istituzioni del nostro Paese. 
Grazie perché, anche in virtù dei sacrifici personali che sarete chiamati a sostenere, la Pubblica Amministrazione italiana potrà contare su una nuova e motivata generazione di dirigenti pubblici, qualificata e all’altezza delle sfide del cambiamento.