Breadcrumbs
L'intervento del ministro Piantedosi a Leonessa durante la cerimonia di consegna della medaglia al merito civile in memoria del sacerdote don Concezio Chiaretti
Sono particolarmente lieto di essere qui a Leonessa in occasione di una ricorrenza così significativa per il nostro Paese come quella dell’ottantesimo anniversario della Liberazione.
Consentitemi, preliminarmente, di esprimere sentimenti della mia più sincera gratitudine al dottor Paolo Mieli che, accogliendo il mio invito, ha voluto arricchire l’odierna cerimonia con la sua presenza.
Saluto e ringrazio, altresì, le Autorità presenti e tutti i partecipanti, e, in particolare, il Vescovo di Rieti, il Sindaco di Leonessa, l’Onorevole Trancassini, che ha avuto la sensibilità di portare alla mia attenzione la storia del sacrificio di Don Concezio Chiaretti, e i rappresentanti delle Associazioni partigiane.
Con una scelta dal significato fortemente simbolico, abbiamo voluto che la cerimonia di consegna della Medaglia d’Oro al Merito civile alla memoria di Don Concezio Chiaretti, giovane sacerdote di Leonessa, si tenesse proprio il 25 aprile, il giorno della Liberazione.
La Festa della Liberazione, infatti, non ha solo il significato di celebrare una riacquisita libertà, ha soprattutto il senso di rinnovare un’alleanza morale fondata su una visione non prevaricatrice, ma rispettosa e protettiva della vita.
Ed è in questa accezione ideale che Don Concezio Chiaretti, straordinario esempio di “umana solidarietà”, “incarna” letteralmente lo spirito della Liberazione.
La sua esperienza drammatica ne sussume, infatti, tutti i valori e i principi: barbaramente ucciso a soli 27 anni dalle forze naziste, egli fece la scelta di essere uomo di pace anche quando per molti combattere era inevitabile. Non abbandonò la sua comunità, ma continuò a prendersi cura della vita, confortando i suoi concittadini anche quando lui stesso stava andando incontro alla morte.
Un riconoscimento, quello della medaglia d’oro al valore civile, che ho fortemente voluto, per Don Chiaretti ma anche per ricordare il dramma sofferto da questa comunità e da tutto il reatino nel corso dell’occupazione nazifascista.
Le perdite di vite umane, le devastazioni e le distruzioni subite in quel periodo storico hanno raggiunto dimensioni tali da rendere doveroso il conferimento dei più alti riconoscimenti da parte dello Stato.
Il territorio reatino aveva una valenza strategica per i tedeschi, sia in quanto a ridosso delle due importanti strade consolari della Flaminia e della Salaria, sia in quanto attraversato da tratti viari minori, per lo più collinari e montani, utilizzati dai nazisti per portare rifornimenti e rinforzi alla Linea Gustav.
Nessuno ha dimenticato le violente azioni di rappresaglia contro i civili poste in essere in questi luoghi, le uccisioni sommarie, i ciechi rastrellamenti, le devastazioni e le depredazioni di interi paesi e frazioni.
Penso, in particolare, ai tanti, troppi episodi di inumana violenza verificatisi in quelle giornate e il cui epilogo fu rappresentato dall’eccidio consumatosi nel giorno di Pasqua, a Rieti, in località Quattro Strade, con la fucilazione di 15 persone, nel luogo oggi denominato “Fosse Reatine”.
Leonessa in quei tragici frangenti pagò un tributo elevatissimo in termini di perdite umane, con 51 suoi cittadini vittime nel giro di pochi giorni della barbarie nazista, a cominciare da quelli uccisi nelle frazioni, in specie a Cumulata, fino alla strage del Venerdì Santo.
Tra questi, anche Don Concezio Chiaretti che ha pagato con la vita l’amore che nutriva per la sua gente e per la sua terra. Don Concezio era l’ultimo uomo di Chiesa ancora lì presente, dopo l’arresto, avvenuto nei giorni precedenti, degli altri due parroci del posto, accusati di essere “badogliani”.
Da sempre animato da sentimenti di ripudio di ogni forma di oppressione e violenza, dedicò la sua vita a proteggere la popolazione locale, preservandola dalla cieca e irrazionale brutalità della guerra.
Quella mattina del 7 aprile di 81 anni fa, Venerdì Santo, terminate le celebrazioni eucaristiche, il giovane sacerdote fu preso in consegna, sul soglio della Chiesa di Santa Maria, da un battaglione delle SS e condotto, unitamente ad altri 22 concittadini accusati di aver preso parte al Comitato di salvezza locale, nella casa comunale.
Nelle prime ore del pomeriggio furono tutti portati in località Fossatelle, luogo non a caso ben visibile dal centro di Leonessa.
Perché i nazisti, nel perseguire la loro folle strategia di negazione dei più basilari valori umani e la loro furia assassina, vollero che la popolazione assistesse alle loro esecuzioni sommarie, al fine di ingenerare una spirale di terrore e dissuadere i cittadini dal fornire supporto ai partigiani.
Don Concezio, pur nella consapevolezza di quello che stava per accadere, non si scompose e anzi, facendo leva sulla sua fede e sulla sua forza morale, si profuse in parole di conforto verso chi, con lui, stava per perdere la vita, esprimendo contemporaneamente parole di perdono per coloro che si stavano macchiando di un così terribile delitto e benedicendo, per l’ultima volta, Leonessa e la sua gente.
Il ricordo di quei tragici eventi è sempre vivo nella comunità locale, come dimostrano il monumento dedicato ai martiri del 7 aprile 1944, eretto nel luogo dell’eccidio, e la Piazza principale intitolata a quel giorno.
La figura di Don Chiaretti è ricordata anche all’interno dell’Istituto Comprensivo statale di Leonessa, ove è stato collocato un busto commemorativo del giovane sacerdote. Una scelta quanto mai appropriata perché è anche e soprattutto nelle scuole che i nostri giovani devono essere formati ed educati al rispetto di quei valori di umanità e rifiuto della violenza incarnati da Don Concezio.
Tanti sono stati i parroci che hanno perso la vita nel nostro Paese nel periodo dell’occupazione nazifascista. Il contributo del mondo cattolico al processo di Liberazione si è, del resto, manifestato non solo attraverso una partecipazione attiva alla lotta armata ma anche mediante la creazione di una rete di solidarietà e di protezione a favore della popolazione e di coloro che, partigiani e forze alleate, combattevano per la libertà.
Oggi, con la consegna della Medaglia alla memoria al Merito Civile a Don Concezio Chiaretti, rendiamo omaggio al suo sacrificio e a quello degli altri caduti di Leonessa, rinnovando l’impegno a custodire la memoria di quanto è avvenuto in un periodo così drammatico della storia del nostro Paese.
Avendo conosciuto l’orrore bellico, l’Italia sa bene a quale svilimento, a quale abisso morale porti la guerra, con la sua inevitabile spirale di violenza, di odio e di negazione della dignità delle persone.
Ed è per questo che, mentre ci raccogliamo intorno alla figura splendida di Don Chiaretti, non possiamo non rivolgere il nostro commosso pensiero a Papa Francesco, il cui Magistero, dedicato alla difesa degli ultimi, lascia un segno profondo nelle nostre coscienze, per averci richiamato instancabilmente a lavorare per la pace e per la fratellanza fra i popoli.
Buona Festa della Liberazione.