«No a condanne anticipate per chi difende gli italiani. "Strade Sicure" per 3 anni»

31 Marzo 2025
Intervista del ministro Piantedosi al quotidiano Il Messaggero

di Franco Bechis

Ministro Matteo Piantedosi, il governo lavora a un provvedimento per garantire la tutela legale degli agenti delle forze dell'ordine indagati per atti commessi in servizio. Di cosa si tratta?
«Alcune categorie di lavoratori si trovano più frequentemente, proprio per le particolarità del proprio lavoro, a fronteggiare una serie di situazioni particolarmente critiche e complicate. Sicuramente le forze di polizia, ma non solo. L'idea è quella di ricercare un modo che possa evitare che siano sempre automaticamente esposti a una serie di adempimenti che poi si rivelano pesanti e sproporzionati sul piano economico e professionale, per tempi molto lunghi prima che si accerti la loro innocenza. E questo anche quando appare sin da subito sufficientemente chiaro che abbiano agito nel pieno esercizio delle loro funzioni».

Ci sarà uno scudo penale?
«Nessuna immunità. Ci mancherebbe. È respinta dalle stesse organizzazioni sindacali dei poliziotti».

Gli agenti che sparano durante il servizio potranno restare in carica e contare sulle spese legali a carico dello Stato? Non si rischia di giustificare eventuali abusi?
«È ingeneroso solo pensarlo. Con la prossima approvazione del disegno di legge Sicurezza puntiamo esclusivamente al sostegno economico alla tutela legale: in molti casi, sospensioni e spese legali rappresentano una condanna anticipata. Non inciderà minimamente sui processi, ma è giusto che lo Stato anticipi le spese legali di chi svolge un lavoro obbiettivamente più difficile e rischioso».

Il capo di Stato maggiore della Difesa Portolano sostiene che bisogna rivedere la missione e l'organico di Strade sicure. È d'accordo?
«I militari dell'esercito impegnati nell'operazione Strade sicure svolgono un ruolo molto importante di concorso al controllo del territorio delle forze di polizia che è apprezzatissimo dai cittadini. Vanno tenute nella debita considerazione le future esigenze delle forze armate che hanno le loro necessità organizzative. Ma il governo ha già assicurato la copertura finanziaria per il triennio proprio per garantirne la prosecuzione».

Con il nuovo decreto sull'immigrazione trasferite i migranti nei Cpr italiani in Albania. Perché questo stravolgimento della missione iniziale che prevedeva il riconoscimento di migranti provenienti dai "Paesi sicuri"?
«Nessuno stravolgimento. Abbiamo aggiunto ulteriori possibilità di svolgimento di funzioni già previste e per le quali i centri in Albania sono già attrezzati. In piena sintonia con gli orientamenti europei di rafforzare in ogni modo il sistema dei rimpatri. Peraltro, senza che i centri cambino nessun altro aspetto della loro originaria funzionalità che, nei prossimi mesi, è destinata a riprendere a pieno regime».

Come avverranno i trasferimenti dai Cpr e quando partiranno?
«I competenti uffici del mio ministero stanno già lavorando e nei prossimi giorni partiranno i primi trasferimenti. Il Cpr in Albania concorrerà a rafforzare il nostro sistema dei rimpatri che già in questi primi mesi dell'anno fa registrare un'ulteriore crescita del 30%. E non è vero che le strutture esistenti sono semivuote. Certo: potremmo disporre stabilmente di un maggiore numero complessivo di posti agibili se non vi fossero le frequenti vandalizzazioni praticate dagli ospiti proprio per renderli inutilizzabili».

Secondo la giudice Silvia Albano non è possibile trasferire migranti in uno Stato terzo senza il loro consenso.
«lo credo che l'impeto ideologico non dovrebbe mai prevalere sulla ragione del diritto: la regola citata si riferisce al Paese di definitivo rimpatrio. Non allo Stato, come nel caso dell'Albania, dove si svolgeranno le procedure di identificazione prodromiche al rimpatrio, che avverrà sempre verso i Paesi di origine. Segnalo, inoltre, che i centri di Gjader e Shengjin sono da considerarsi sotto giurisdizione italiana secondo l'Accordo con l'Albania. Non a caso vi svolgono le loro funzioni poliziotti e, soprattutto, proprio i giudici italiani».

È convinto che la Commissione europea darà ragione all'Italia sui Paesi sicuri?
«Attendiamo la sentenza con la fiducia nelle nostre ragioni. Molti Paesi europei e la stessa Commissione si sono sostanzialmente schierati sulle nostre posizioni. Aspettiamo con fiducia, inoltre, l'entrata in vigore dei nuovi Regolamenti europei. Saranno strumenti importanti per contrastare il crescente affarismo dei trafficanti di essere umani e i centri in Albania daranno il loro importante contributo».

Come spiega il blocco dei trattenimenti in Albania da parte dei tribunali italiani?
«Diciamo... con l'esigenza della nostra magistratura del settore di sollecitare chiarimenti definitivi sull'applicazione delle regole europee. In qualche pur limitato caso, non senza qualche auspicio che i pronunciamenti degli organi di giustizia superiori, italiani ed euro- pei, possano far fallire il progetto del governo. Progetto che fa parte di una più ampia strategia rivolta in molteplici direzioni che, voglio ricordarlo, finora ha fatto registrare sensibili e progressivi cali degli arrivi irregolari e crescita dei rimpatri».

Il Ddl sicurezza divide e fa parlare. Le opposizioni definiscono preoccupante la norma sui Servizi segreti nelle università. Cosa risponde?
«È una norma per la verità assai poco rivoluzionaria e men che meno preoccupante, in considerazione del fatto che i servizi di sicurezza - come dappertutto nel mondo - già operano in ogni ambito, compreso quello universitario e della ricerca per esclusivi fini di collaborazioni istituzionali. Credo vi siano tante altre norme utilissime ed importanti del ddl che ne rendono urgente l'approvazione».

La Lega critica la nuova stretta sulla cittadinanza degli oriundi chiedendo perché non si faccia altrettanto con la cittadinanza "ai giovani immigrati irregolari".
«L'intervento normativo che abbiamo condiviso in Consiglio dei ministri si è reso necessario proprio per restituire valore autentico sempre alla cittadinanza italiana. Andavano contrastati interi sistemi sorti all'estero per utilizzare le crepe di una vecchia normativa che di fatto aveva generato un vero e proprio commercio, in alcuni casi a beneficio anche di soggetti pericolosi perla sicurezza nazionale che con le origini italiane non avevano nulla a che vedere. Chi ha realmente sangue italiano ed ama l'Italia avrà sempre una corsia speciale. L'approvazione parlamentare della legge potrà rafforzare questo concetto su cui, al governo, siamo tutti d'accordo».

Resterà alla guida del Viminale fino alla fine della legislatura?
«È il mio auspicio. Non ho altra ambizione oltre a quella di svolgere al meglio il compito che mi è stato affidato».

Andrea Stroppa, il referente di Elon Musk in Italia, lancia continuamente sondaggi sul suo operato al ministero. E turbato?
«Per nulla. È successo per un periodo limitato, ma quel televoto lo considero espressione e contributo legittimi al nostro dibattito pubblico e democratico che, peraltro, finora non mi ha fatto mancare qualche altra espressione di apprezzamento del lavoro che stiamo facendo. Sarei turbato se vivessi in un Paese dove è vietato criticare il ministro dell'Interno».

Restando in tema sicurezza, crede che i satelliti di Starlink forniti da Musk siano un asset per l'Italia?
«Sono una opportunità da valutare senza preclusioni ideologiche e nell'esclusivo interesse pubblico. Al pari di ogni fornitura di servizi alle istituzioni pubbliche andrà valutata la convenienza rispetto ad altre opzioni eventualmente percorribili».

Dall'America arrivano foto di immigrati in catene deportati e filmati dall'amministrazione Trump. Come giudica quelle immagini?
«Non è il primo caso al mondo, né sarà l'ultimo, di accompagnamento di interventi politici importanti con elementi di comunicazione molto forte, tipica dei nostri tempi. Talvolta la politica ritiene di farvi ricorso».