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Piantedosi: così colpiremo i trafficanti di uomini
di Francesco Malfetano
Ministro Matteo Piantedosi tra le iniziative sottoscritte dal G7 pugliese c'è una "coalizione di volenterosi" contro i trafficanti di esseri umani. Ci spiega come funzionerà? La premier ha detto che lei presenterà un piano d'azione al G7 interni...
«Intanto mi faccia ringraziare la presidente Meloni, i nostri tecnici stanno lavorando ad una soluzione che risponda alle indicazioni pervenute dal G7 concretizzando ulteriori misure di contrasto ai traffici di essere umani. Ovviamente sempre declinando le azioni attraverso l'approccio innovativo rappresentato dal Piano Mattei. Un po' come abbiamo già fatto in Unione europea, imponendo il tema al Consiglio. La riunione che presiederò con i colleghi di Usa, Regno Unito, Francia, Germania, Canada, Giappone si terrà a ottobre, e quindi traccerà delle linee di cooperazione concreta, valorizzando la collaborazione tra le nostre forze di polizia. Un po' come facciamo nella lotta contro le organizzazioni criminali transnazionali che si occupano di altri tipi di traffici. E lo faremo condividendo con il resto del mondo l'insegnamento del giudice Giovanni Falcone, quel follow the money (segui i soldi, ndr) che usa le indagini finanziarie per arrivare ai vertici delle organizzazioni criminali. Ma anche sottolineando l'importanza della cosiddetta capacity building. Ovvero infittire la trama delle forze di sicurezza presenti nei Paesi di origine e transito. Un'azione di addestramento in buona sostanza, che permetta a questi Paesi non solo di aumentare la loro capacità investigativa ma pure, attraverso la fornitura di nuove dotazioni, di rinnovare la loro organizzazione interna».
L'allargamento del dossier migrazioni imposto al G7 crede possa essere il trampolino di lancio per un nuovo impegno, anche statunitense, in Nord Africa?
«Vede, il nostro obiettivo resta quello di contrastare un fenomeno che è intollerabile, e di farlo attraverso un approccio, il Piano Mattei, che ha carattere generale e non predatorio. Tutto questo per dire che chiunque vorrà adottare questo tipo di filosofia sarà il benvenuto accanto a noi, in Nord Africa come nel Sahel».
A G7 di Borgo Egnazia terminato, qual è il bilancio sulla sicurezza?
«È andato tutto molto bene sotto ogni punto di vista. Per quanto riguarda la cornice della sicurezza, sono state schierate sul campo circa 8 mila unità, e devo dire che il coordinamento e la sintonia tra tutte le forze in campo ha funzionato benissimo. Non è mai scontato. Per di più si è trattato di un evento particolare perché la sicurezza andava garantita non in una grande area metropolitana, come avviene di solito, ma in un'area più ampia e difficile da controllare, con complessità logistiche non indifferenti. È stata una bella cartolina offerta al mondo».
C'è stato però un neo. Nei giorni del G7 la nave che avrebbe dovuto ospitare molte delle forze di sicurezza messe in campo è stata sequestrata tra le polemiche per diversi malfunzionamenti. Cosa farà ora il governo?
«Premesso il successo che le dicevo prima e che è testimoniato anche dal fatto che quella nave è stata sostituita in poche ore, il comportamento del fornitore è all'attenzione delle autorità. Faremo tutte le valutazioni del caso per capire cosa è andato storto».
Lei martedì presenzierà il comitato con Slovenia e Croazia. Verrà prorogato per tutta l'estate lo stop a Schengen per il nostro confine est?
«Sì, la chiusura delle frontiere e i controlli ad Est saranno prorogati fino al prossimo 21 dicembre, con una misura concordata sia con chi quel confine lo condivide con noi come la Slovenia, sia con chi - come la Croazia - subisce un po' l'iniziativa. Ma c'è totale condivisione e consapevolezza: controllare la rotta balcanica è un'esigenza non legata solamente all'immigrazione irregolare, ma a ciò che c'è dietro, specie dopo il 7 ottobre. A causa di alcune comunità basate nei Paesi dell'area balcanica consideriamo quel versante molto sensibile alla presenza di foreign fighter e soggetti radicalizzati».
Ha fatto discutere l'esposto di Giorgia Meloni per il sospetto di infiltrazioni mafiose nella gestione dei decreti flussi. Ora come interverrete?
«Quella è una stranezza che avevamo notato subito dopo il primo decreto flussi. C'era un numero abnorme di richieste arrivate da poche aree geografiche, per di più poco in linea con le presumibili esigenze del mercato del lavoro. Il versante d'azione per noi è duplice: come ministero ci stiamo organizzando, a legislazione invariata, per mettere in piedi un sistema di certificazione preventiva. Ovvero non sarà più consentito a chiunque l'accesso al portale per il click day. I datori di lavoro che hanno bisogno di ricorrere ai flussi regolari, dovranno essere controllati preventivamente. C'è però anche un tavolo interministeriale che valuterà eventuali modifiche normative, per un intervento ancora più incisivo».
L'emergenza riguarderebbe soprattutto la Campania dove il prossimo anno si andrà al voto. Lei è irpino, il centrodestra strapperà la Regione a De Luca e Schlein?
«La Campania ha da sempre avuto una grandissima tradizione politica, prestando al Paese e mostrandosi ad esso con protagonisti di assoluto livello. Le cito solo il primo capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola. Sarebbe auspicabile ora che un territorio tanto importante torni a farlo, riproponendo una classe dirigente all'altezza del ruolo».
Prima dell'estate lei ha promesso che sarebbero stati individuati i luoghi in cui nasceranno i nuovi Cpr. Quali sono?
«Abbiamo un elenco, ma prima di renderlo noto stiamo compiendo le ultime verifiche tecniche, com'è stato per la realizzazione dei centri per il trattenimento di persone provenienti da Paesi terzi sicuri. A Pozzallo è già operativo, presto apriranno anche le strutture in Sicilia e in Calabria. Tornando ai Cpr, la certezza è che contribuiranno tutti».
Anche la Campania di cui parlavamo? Il Lazio?
«Assolutamente, uno per Regione. Nel Lazio in realtà c'è già, a Ponte Galeria. Per la Campania invece abbiamo individuato un sito di interesse a Castelvolturno, stiamo valutando».
Il 2025 per Roma sarà l'anno del Giubileo. Tra rigurgiti estremisti e lupi solitari che sempre più spesso si muovono in Europa, qual è il piano per la sicurezza?
«C'è un piano e c'è un tavolo a cui da tempo partecipiamo assieme alla prefettura di Roma e alla conferenza episcopale italiana per la definizione degli aspetti logistici e organizzativi. La Capitale, di cui come saprà sono stato prefetto, su questo offre una consolidata esperienza. Non ci spaventa ad esempio la gestione in quanto tale di un grande afflusso di pellegrini ma la possibile presenza tra loro di lupi solitari o personaggi pronti ad azioni eclatanti. Per fermarli abbiamo rafforzato l'attenzione utilizzando strumenti normativi e capacità operative che ci permettono di fare prevenzione, individuandoli non appena si espongono ad un processo di radicalizzazione. Dal 7 ottobre, abbiamo rimpatriato già 68 persone per motivi di sicurezza nazionale, 41 solo dall'inizio di quest'anno».
Anche la Campania di cui parlavamo? Il Lazio?
«Assolutamente, uno per Regione. Nel Lazio in realtà c'è già, a Ponte Galeria. Per la Campania invece abbiamo individuato un sito di interesse a Castelvolturno, stiamo valutando».
Il 2025 per Roma sarà l'anno del Giubileo. Tra rigurgiti estremisti e lupi solitari che sempre più spesso si muovono in Europa, qual è il piano per la sicurezza?
«C'è un piano e c'è un tavolo a cui da tempo partecipiamo assieme alla prefettura di Roma e alla conferenza episcopale italiana per la definizione degli aspetti logistici e organizzativi. La Capitale, di cui come saprà sono stato prefetto, su questo offre una consolidata esperienza. Non ci spaventa ad esempio la gestione in quanto tale di un grande afflusso di pellegrini ma la possibile presenza tra loro di lupi solitari o personaggi pronti ad azioni eclatanti. Per fermarli abbiamo rafforzato l'attenzione utilizzando strumenti normativi e capacità operative che ci permettono di fare prevenzione, individuandoli non appena si espongono ad un processo di radicalizzazione. Dal 7 ottobre, abbiamo rimpatriato già 68 persone per motivi di sicurezza nazionale, 41 solo dall'inizio di quest'anno».